Nei giorni scorsi, e nell'arco di poche ore, la nostra comunità e quella di Settimo S P. hanno sperimentato il dramma della morte di tre giovani vite accomunate dal termine modale "improvvisamente" che ha suscitato, oltre che immane dolore e sgomento, spunti di riflessione sul vero significato ed essenza della vita.
I celebranti delle esequie hanno posto l'accento sul limite e fine dell'esistenza, unico fatto certo ma a tutti sconosciuto. Pertanto l'invito è stato a vivere in tensione ma non in agitazione senza perdere tempo prezioso in contrasti, conflitti, ostilità e con l'umiltà, vera forza nelle relazioni, di fare un passo indietro per le riappacificazioni.
Nelle omelie raccomandavano che non dobbiamo ricordarci di questo modus vivendi solo quando questi eventi infausti, e difficili da accettare, ci disorientano e ci spaventano. Bisogna, hanno sottolineato con forza padre Gabriele e don Giuseppe, seguire il comandamento principale: amatevi gli uni gli altri.
E mentre dall'altare leggevo la lettera ai Galati, ho avuto un sussulto nel passo in cui si elencavano le "cose" che impediscono di ereditare il regno di Dio: inimicizia, divisioni, fazioni, gelosia… di contro alla bontà, mitezza, pace, dominio di sé. Che impresa perseguire questo stile!